La Medicina Omeopatica
La Medicina Omeopatica è una episteme che rispetta la Complessità e l’Individualità di un sistema e che nulla ha a che vedere con altre terapie non convenzionali con cui spesso viene volutamente confusa. Come, ad esempio: l’omotossicologia, la fitoterapia, la gemmoterapia, i fiori di Bach, gli integratori ecc.
Il pensiero omeopatico parte dall’assunto che ogni sistema vivente possa contare sulle proprie risorse per far fronte a quel disordine sottile, complesso, sistemico e dinamico che chiamiamo malattia. Nel caso specifico della Medicina Omeopatica tale regolazione avviene sfruttando il principio di similitudine e fornendo uno stimolo fisico – un’informazione – nella direzione più simile possibile a quella intrapresa dal sistema stesso.
Ad esclusione degli interventi acuti, la maggioranza delle richieste per un intervento omeopatico – oggi – si verificano in pazienti con problematiche croniche difficilmente trattabili con le terapie convenzionali. In questi casi, l’intervento terapeutico omeopatico non può che essere un percorso che si inserisce a pieno titolo nel cammino evolutivo di un individuo e che è bene distinguere dalla semplice somministrazione di medicinali preparati secondo procedure omeopatiche.

Un percorso, insieme, verso la guarigione
Lo Studio Omeopatico Veterinario nasce dall’idea di voler offrire un servizio di assistenza veterinaria principalmente dedicato all’esercizio della Medicina Omeopatica.
Parlando di Medicina, è possibile praticare quest’ultima seguendo paradigmi diversi: un intervento terapeutico può essere meramente sintomatico o inserirsi in un ‘percorso’. Non vi è un giudizio di valore a queste due modalità di intervento, considerando che vi sono interventi sintomatici grazie ai quali – e solo per essi – si riesce a salvare delle vite. Ma la tendenza a reiterare questi atti terapeutici d’urgenza in situazioni che “salva vita” non sono, rischia di rendere riduttivo un approccio terapeutico che, essendo sempre alla ricerca di un ‘nemico da combattere’, non si concede neanche lo spazio necessario per chiedersi se quel soggetto ha la possibilità, le risorse, se non addirittura la disponibilità ad essere curato.
Diversamente, quando l’intervento terapeutico è visto come un tratto del percorso evolutivo di un individuo, questo si inserisce a pieno titolo nei processi dinamici di organizzazione e ri-organizzazione di quel sistema quale è l’organismo vivente; diventa un vero e proprio ‘sostegno’ nei momenti di crisi, di disagio, di malattia.
Nella mia esperienza da studentessa di medicina veterinaria, prima, e da professionista, poi, ho riscontrato che il pensiero allopatico è ancora fortemente analitico e la tendenza a parcellizzare le singoli funzioni di un sistema come fossero ingranaggi di una macchina – soprattutto in campo farmacologico – è così ostinata da ostacolare una visione clinica unitaria.
Mi riferisco ad un pensiero allopatico più che ad una medicina convenzionale perché, molto spesso, le stesse prescrizioni omeopatiche sono sostenute da criteri diagnostici e terapeutici più vicini all’episteme allopatica che a quella omeopatica, come si può evincere dal dilagante uso di farmaci complessi, realizzati riunendo numerosi rimedi con il mero criterio del tropismo d’organo e indirizzati alla cura di una determinata malattia, indipendentemente dal malato che la esprime.
Come veterinario omeopata unicista – che mira cioè alla prescrizione del rimedio unico, il Simillimum (leggi approfondimento) – seguire il percorso del paziente che sperimenta la malattia e comprenderne l’andamento, specie dopo l’assunzione del rimedio prescritto, è una fase fondamentale della prassi metodologica in cui si ha la possibilità di vedere avviare, quando lo stimolo è adeguato, i diversi processi riparativi e ri-organizzativi del sistema-paziente. Considerando il fatto che praticare seriamente la Medicina Omeopatica implichi un cambio di paradigma ed un modo di pensare la medicina in chiave sistemica e di complessità, ho deciso di dedicarmi a pieno titolo all’esercizio di quest’ultima in ambito veterinario, e di collaborare – ove il paziente necessiti di altri interventi o di esami diagnostici strumentali – con altre strutture veterinarie e con colleghi le cui conoscenze specialistiche sono e restano fondamentali. Difatti, ci sono casi in cui le risorse del soggetto non sono sufficienti a superare gravi malattie organiche ed è soprattutto in questi frangenti che andrebbe supportato con altri interventi terapeutici che la Medicina – tutta – ci offre.



Pletea, uno spazio a misura di tutti
Quando ho deciso di realizzare uno spazio per le mie consultazioni omeopatiche, ho ritenuto importante partire dall’attenzione e dalla cura del luogo d’incontro; cosa – per mia fortuna – che si è rivelata estremamente semplice ritrovandomi a vivere alle pendici del Monte Amiata tra fronde di quercia, ulivi e castagni. I nostri latini affermavano che “nullus loco sine genio” (nessun luogo è senza genio), intendendo per genio lo spirito, l’anima, il nume tutelare (il Genius Loci) che abita il luogo ed entra in un rapporto di osmosi – se non di simbiosi – con le persone che lo abitano. Se è vero – di fatto – che i caratteri di un luogo sono determinati nel tempo anche dai fenomeni di antropizzazione, vale lo stesso per coloro che, risiedendo in certi luoghi, assumono il carattere, le sembianze e l’indole dei luoghi stessi. E’ stato così per me quando sono arrivata a Podere Tepolino: sito di passaggio etrusco, dimora di raccoglimento e di quiete nell’amata campagna toscana in cui ho riconosciuto qualcosa di familiare, o dove – semplicemente – mi sono sentita fin da subito a casa. Un fazzoletto di terra a cui appartengo e che ho scelto di condividere come luogo di cura nel momento in cui mi sono permessa di pensare la Medicina come percorso terapeutico – più che come “atto terapeutico” – tenendo conto delle potenzialità terapeutiche che un locus amoenus può offrire.
L’atmosfera che si respira entrando in un ambiente che percepiamo come accogliente e confortevole – quale dovrebbe essere quello medico (e la veterinaria non fa eccezione) – ben predispone all’incontro terapeutico e alla relazione che, come medici veterinari, ci auspichiamo di instaurare con chi si prende cura dei nostri pazienti animali.
Uno spazio immerso nel verde pensato a misura d’uomo, ma anche a misura di animale: con un’area esterna recintata dove poter osservare l’interazione dell’animale con lo spazio-ambiente, ed uno studio per le consultazioni provvisto di sedute a terra in modo da portarsi – o meglio, innalzarsi – al livello degli animali, all’altezza del loro sguardo; cercando di far sentire a proprio agio loro, prima ancora di noi terapeuti.
Come medico veterinario omeopata ritengo, infatti, che la dimensione domiciliare – soprattutto relazionandosi all’universo felino – sia la più adeguata ai fini di una lettura più articolata e complessa del soggetto; per questa ragione, se considerato opportuno – se non addirittura necessario – sono disponibile a consulti domiciliari.
Collaborazioni
Credo fermamente nella collaborazione tra colleghi ed altre figure professionali le cui conoscenze specialistiche sono fondamentali, sia per la salute dei pazienti, che per ampliare orizzonti di conoscenza, approssimando dubbi sempre più veritieri.